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Dentro un “no” la forza del “sì”

La risposta di una famiglia a una domanda inaspettata. Tutto è iniziato a gennaio con una domandina … “Vi andrebbe di fare una esperienza di cooperazione per un paio di anni in Brasile, dove siete stati in viaggio di nozze?” Il progetto di agricoltura sociale si chiama “Madre Terra” ed è promosso dall’Associazione Ore Undici a Foz do Iguacu in Paranà nel Brasile meridionale.

 

La richiesta oltre a scombussolare la nostra quotidianità ci ha, da subito, interrogato profondamente sia perché abbiamo sempre sognato di fare un’esperienza missionaria come coppia, sia perché i progetti di Ore Undici ci sono sempre stati nel cuore sin da quando ne parlammo con Fratello Arturo Paoli che ci invitò in Brasile appena sposati. Inoltre ci sembrava una chiamata cui dare una risposta. E in aggiunta una risposta responsabile: come fare però a rispondere seriamente e con un discernimento adeguato? Abbiamo pensato che fosse opportuno andare tutti insieme come famiglia con le nostre 3 figlie a renderci conto sul posto del progetto e di quanto a noi richiesto. E così abbiamo programmato per la fine della scuola il nostro viaggio.

Nei mesi di giugno e luglio siamo stati in Brasile per 40 giorni: non volevamo fare solo una vacanza ma soprattutto vivere la quotidianità con la famiglia per capire di pancia e di testa quale fosse la nostra strada. A Foz do Iguacu siamo stati ospiti da Genecy e Reginaldo che con la loro figlia Livia costituiscono l’anima del progetto Madre Terra: la loro accoglienza è stata squisita come sempre accade in Brasile ma nel nostro caso è stata fraterna. Alcune delle cose più belle dell’esperienza estiva sono stati proprio i tanti bellissimi momenti condivisi di svago, di quotidianità di racconti profondi sui sogni, i pensieri ed i desideri che ciascuno di noi ha per le proprie figlie. Le nostre figlie di 5, 11 e 12 anni hanno legato facilmente con Livia una bellissima ragazza di 14 anni. Della loro famiglia e dei loro amici che ci hanno presentato abbiamo potuto appezzare la leggerezza di vivere, concentrati sul quotidiano ma liberi di pensarsi disponibili a tanti cambiamenti di casa e di lavoro. Durante i 40 giorni abbiamo vissuto dentro l’azienda agricola di Madre Terra che si trova immersa nella natura in un posto davvero bello: l’altra cosa di cui abbiamo potuto godere è stata quindi la bellissima “naturalezza” brasiliana. Il sentimento prevalente è di essere sopraffatti dagli aspetti naturali: il sole, il lago pieno di pesci, gli alberi, la favolose cascate, le immensità degli spazi verdi, i campi coltivati a mandioca, bananeti per chilometri e chilometri. Di fronte a tanta maestosità ci si sente creature piccole immerse nel creato: e così viene facile ritrovarsi a pregare con le figlie davanti a un tramonto o sotto un cielo stracolmo di stelle mai viste perché … dall’altra parte del mondo. Un altro aspetto che ha caratterizzato la nostra esperienza è stata la quotidianità dell’azienda agricola: piantare le colture insieme ai ragazzi, raccogliere “i lime” (limoni sudamericani), pescare, aiutare a dare da mangiare gli animali. Una vita certamente molto diversa da quella vissuta a Roma e che ci ha interrogato su tante cose: ad esempio su quanto influisca il destino sulla vita che ci troviamo a vivere e quanto poco la scegliamo (o riscegliamo consapevolmente).

un-giro-in-barca la-serra

E poi ovviamente ci ha interrogato sul fatto di essere all’altezza o meno. Abbiamo avuto modo anche di approfondire i conti economici della fattoria agricola per capire il tipo di contributo che avremmo potuto dare al progetto. Il nostro soggiorno è stato arricchito dalla visita e dall’incontro con altre realtà di cooperazione: tanti i progetti e le persone di buona volontà che abbiamo conosciuto e apprezzato. Abbiamo visitato alcune scuole e parlato con altre famiglie che hanno figlie pre-adolescenti per immaginarci la vita che avrebbero fatto le nostre. Insomma tante le cose da fare e da vedere: ma anche la necessità di dare ascolto alla pancia al cuore e alla testa per rispondere a quella fatidica domanda. Una delle cose che abbiamo capito presto è che la realtà di frontiera in cui è collocata Foz do Iguacu, un po’ pericolosa, non lascia molti spazi di autonomia a delle ragazze, al contrario di quanto accade nel quartiere dove viviamo a Roma dove avevano iniziato ad uscire da sole e ad assumersi responsabilità. Inoltre c’era da considerare che le famiglie che abbiamo incontrato ci hanno detto che la qualità dell’insegnamento nelle scuole pubbliche non è affatto buono. Avremmo dunque dovuto iscriverle in scuole private, che ahimè in

Brasile sono costose e quindi possono permettersele solo le famiglie appartenenti alla fascia molto ricca della popolazione: questo significherebbe confrontarsi con compagni di classe che vivono certe esperienze (vestiti di marca, tablet, vacanze di un certo tipo) che noi non abbiamo volutamente scelto in Italia. Un altro elemento considerato per dare la nostra risposta è stato la valutazione dell’apporto marginale al progetto brasiliano (forte la competenza agricola richiesta) rispetto a quello che è l’apporto in Italia nella realtà di Casa Betania e le competenze che si possono mettere al servizio: durante la permanenza in Brasile il pensiero e´andato molte volte in quella direzione, con serenità ma anche con insistenza segno che il cuore e la testa erano e sono a Casa Betania. I 40 giorni sono volati, ulteriore segno che siamo stati davvero bene. Alla fine la risposta a quella domanda è stata no: un no ponderato serenamente, un no frutto di un’esperienza fatta insieme, un no che è al contempo un si alla vita ri-scelta. Siamo molto grati a Ore undici per l´opportunità che ci ha dato: discernere come singoli e come famiglia sulla nostra vita, sulla scelta che più fosse congeniale alla nostra crescita come famiglia e come persone senza schiacciarci sotto il peso di una responsabilità. Abbiamo sentito su di noi l’opzione di Ore 11 di prediligere

i processi ai tempi, processi rispettosi della crescita delle persone piuttosto che tempi matematici di ritorno progettuale. Ovviamente il progetto Madre Terra ed Ore 11 ci sono entrati maggiormente nel cuore rispetto al passato e quindi restiamo disponibili per essere a servizio gratuito per le esigenze del progetto da Roma.

 

Marco e Rachela

 

Per chi volesse sostenere il progetto “Madre Terra” clicca qui

 

Arturo Paoli (Lucca, 30 novembre 1912 – Lucca, 13 luglio 2015) è stato un presbitero, religioso e missionario italiano, appartenente alla congregazione dei Piccoli Fratelli del Vangelo. È stato Giusto tra le Nazioni per il suo impegno a favore degli ebrei perseguitati durante la seconda guerra mondiale. A Foz do Iguacu ha vissuto povero fra i poveri dando vita insieme a Ore undici a diversi progetti di cooperazione.