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UMANITA’ E SPIRITUALITA’

L’apporto delle scienze umane.

Ricordo sempre una frase che mi disse uno psicoanalista arrivando in piazza san Pietro: “Puissance de la maladie” (“potenza della malattia”). Mi sono domandato spesso che cosa intendesse dire, e in quanto sacerdote mi sono sentito interpellato personalmente dalle sue parole: perché un uomo esperto in ‘umanità’, come dovrebbe essere uno psicoanalista, rivolge una critica così tagliente verso il principale simbolo del cattolicesimo? Che cosa aveva colto, con il suo sguardo di conoscitore delle dinamiche inconsapevoli che abitano la mente umana? La religione è stata per secoli il luogo dove l’uomo ha cercato la risposta alle domande fondamentali del vivere e un aiuto a superare le angosce più profonde dell’esistenza. Non a caso oggi si dice che per secoli il prete è stato lo psicoanalista della gente e dei poveri.
A partire dal XIX secolo, gli studi sui processi psichici della mente e del comportamento umano e la scoperta delle sue dinamiche inconsce, hanno acquisito un valore scientifico di cui oggi tutte le discipline che si occupano dell’uomo devono tenere conto. Le scienze sociali e antropologiche, ma anche quelle che fanno riferimento all’area religiosa come la spiritualità, la morale, l’interpretazione della Sacra Scrittura possono beneficiare notevolmente dell’apporto delle scienze umane.
Per capire in che modo, concretamente, le scienze sull’uomo possono porsi a servizio della spiritualità, cominciamo col chiarire brevemente alcuni termini. La psichiatria è il ramo della medicina che si occupa delle patologie delle mente. La psicologia è la scienza che studia l’uomo nei processi coscienti e consapevoli che ne determinano il comportamento. La psicoanalisi si occupa invece dell’area che oltrepassa il limite della coscienza e che sfugge al suo controllo, definita inconscia.
La psicoanalisi attraverso lo strumento della psicoterapia aiuta a dare parola alla sofferenza e all’irrazionalità che ci abitano e che possono creare interferenze nella sviluppo e nella realizzazione delle nostre potenzialità. Essa propone dunque cammini di consapevolezza e di liberazione da meccanismi che bloccano le nostre energie vitali. La spiritualità rappresenta una direzione di senso, la scelta di valori, gli orientamenti etici che vogliamo dare alla nostra vita. I due piani sono quindi distinti, ma connessi tra loro. In che modo?
Lo psicoanalista aiuta la persona a incontrare le componenti inconsce alla base delle azioni e dei comportamenti che vive, ma non possiede la bacchetta magica che risolve ogni problema e ogni inquietudine. Il suo apporto, quando ha successo, consente alla persona di imparare a convivere con le proprie parti più fragili, a gestirle in modo creativo e non distruttivo.
L’elaborazione della propria realtà psichica non sostituisce l’interrogativo sul senso e  sul mistero del vivere, può invece aprire una porta privilegiata verso la spiritualità, facendone emergere il valore e l’essenza. Gesù ha sempre rivolto la sua attenzione verso gli ultimi, i malati, i poveri, coloro che erano provati da limiti psichici, fisici, morali. Perché? Forse egli aveva colto che proprio restituendo vitalità alle proprie parti sofferenti e fragili, l’uomo può esprimere l’essenza della propria identità umana. Solo accogliendo i limiti con la cura e la presenza consapevole, nell’uomo possono prendere forma un orientamento di senso, una scala di valori, una coerenza etica. In una parola, può aprirsi e trovare spazio la dimensione spirituale dell’esistenza. Ritorno allora alla osservazione dell’amico psicoanalista… C’è forse qualcosa di irrazionale nella realizzazione di una costruzione imponente come la basilica di San Pietro, oltre al legittimo desiderio di rendere omaggio alla propria divinità con una creazione architettonica e artistica del più alto valore? C’è forse qualcosa, nella profondità dell’umano, che avrebbe bisogno di un’accoglienza più semplice e quotidiana? Non mi sento  Ricordo sempre una frase che mi disse uno psicoanalista arrivando in piazza san Pietro: “Puissance de la maladie” (“potenza della malattia”). Mi sono domandato spesso che cosa intendesse dire, e in quanto sacerdote mi sono sentito interpellato personalmente dalle sue parole: perché un uomo esperto in ‘umanità’, come dovrebbe essere uno psicoanalista, rivolge una critica così tagliente verso il principale simbolo del cattolicesimo? Che cosa aveva colto, con il suo sguardo di conoscitore delle dinamiche inconsapevoli che abitano la mente umana? La religione è stata per secoli il luogo dove l’uomo ha cercato la risposta alle domande fondamentali del vivere e un aiuto a superare le angosce più profonde dell’esistenza. Non a caso oggi si dice che per secoli il prete è stato lo psicoanalista della gente e dei poveri. A partire dal XIX secolo, gli studi sui processi psichici della mente e del comportamento umano e la scoperta delle sue dinamiche inconsce, hanno acquisito un valore scientifico di cui oggi tutte le discipline che si occupano dell’uomo devono tenere conto. Le scienze sociali e antropologiche, ma anche quelle che fanno riferimento all’area religiosa come la spiritualità, la morale, l’interpretazione della Sacra Scrittura possono beneficiare notevolmente dell’apporto delle scienze umane.
Per capire in che modo, concretamente, le scienze sull’uomo possono porsi a servizio della spiritualità, cominciamo col chiarire brevemente alcuni termini. La psichiatria è il ramo della medicina che si occupa delle patologie delle mente. La psicologia è la scienza che studia l’uomo nei processi coscienti e consapevoli che ne determinano il comportamento. La psicoanalisi si occupa invece dell’area che oltrepassa il limite della coscienza e che sfugge al suo controllo, definita inconscia.
La psicoanalisi attraverso lo strumento della psicoterapia aiuta a dare parola alla sofferenza e all’irrazionalità che ci abitano e che possono creare interferenze nella sviluppo e nella realizzazione delle nostre potenzialità. Essa propone dunque cammini di consapevolezza e di liberazione da meccanismi che bloccano le nostre energie vitali. La spiritualità rappresenta una direzione di senso, la scelta di valori, gli orientamenti etici che vogliamo dare alla nostra vita. I due piani sono quindi distinti, ma connessi tra loro. In che modo? Lo psicoanalista aiuta la persona a incontrare le componenti inconsce alla base delle azioni e dei comportamenti che vive, ma non possiede la bacchetta magica che risolve ogni problema e ogni inquietudine. Il suo apporto, quando ha successo, consente alla persona di imparare a convivere con le proprie parti più fragili, a gestirle in modo creativo e non distruttivo.
L’elaborazione della propria realtà psichica non sostituisce l’interrogativo sul senso e  sul mistero del vivere, può invece aprire una porta privilegiata verso la spiritualità, facendone emergere il valore e l’essenza. Gesù ha sempre rivolto la sua attenzione verso gli ultimi, i malati, i poveri, coloro che erano provati da limiti psichici, fisici, morali. Perché? Forse egli aveva colto che proprio restituendo vitalità alle proprie parti sofferenti e fragili, l’uomo può esprimere l’essenza della propria identità umana. Solo accogliendo i limiti con la cura e la presenza consapevole, nell’uomo possono prendere forma un orientamento di senso, una scala di valori, una coerenza etica. In una parola, può aprirsi e trovare spazio la dimensione spirituale dell’esistenza. Ritorno allora alla osservazione dell’amico psicoanalista… C’è forse qualcosa di irrazionale nella realizzazione di una costruzione imponente come la basilica di San Pietro, oltre al legittimo desiderio di rendere omaggio alla propria divinità con una creazione architettonica e artistica del più alto valore? C’è forse qualcosa, nella profondità dell’umano, che avrebbe bisogno di un’accoglienza più semplice e quotidiana? Non mi sento di dare facili risposte, continuo a farmi interrogare cercando di integrare le forze di vita che ciascuno esprime. 

Don Mario De Maio

(da “Oreundici” di gennaio 2008)