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Cari amici,

la democrazia prima di essere un sistema politico è uno stile di vita che richiede maturità umana e può essere considerato anche una virtù cristiana. Tutte le pagine del vangelo sono una scuola di democrazia. “Non vi chiamo servi ma amici”, “il primo tra voi sia l’ultimo”, “quello che farete al più piccolo tra di voi lo avrete fatto a me”: sono alcune espressioni che delineano gli elementi fondamentali di uno stile di vita improntato alla democrazia. L’attenzione all’altro asimmetrico, la disponibilità al confronto, l’accoglienza del modo di essere e di pensare del nostro prossimo, il credere nel valore che il gruppo può esprimere nelle scelte e nel progettare creativamente soluzioni ai problemi sono i mattoni su cui si fondano la spiritualità cristiana e il sistema democratico. Sono consapevole come nella nostra quotidianità di cristiani prevalga la ricerca non dell’impegno responsabile e adulto ma l’esigenza di figure carismatiche e autorevoli che indichino la strada da percorrere. Questo è il grande limite che ci viene dall’essere uomini strutturalmente fragili e desiderosi di sicurezza e protezione. È una dimensione chiaramente immatura e rinunciataria che alimenta strutture “di peccato” e di morte. Talora d’altra parte appellandosi a Dio si fanno passare forme sottili di violenza e di ingiustizia. La sofferenza che quotidianamente tutti viviamo può trovare “salvezza” nell’utopia cristiana che capovolge l’andazzo a cui le diverse istituzioni sociali e politiche condizionano il nostro vivere quotidiano. Come cristiani dobbiamo riscoprire questa antica vocazione e sognare e volare alto. L’utopia di un mondo diverso, di città, villaggi e famiglie organizzate a misura d’uomo, di donna, di bambino, di debole, di anziano, di sofferente, di giovane deve riprendere vita nelle nostre piccole comunità. Dobbiamo sperimentare insieme tutti questi ideali con la pazienza e la costanza che merita un così grande progetto. Dobbiamo uscire dalla contrapposizione di cattolici conservatori o progressisti, per sentirci gruppi impegnati nello sperimentare forme nuove di relazioni radicate nel vangelo. Le strutture ecclesiastiche debbono diventare il luogo del confronto, dove chi sperimenta modalità nuove non viene condannato ma accolto e incoraggiato. Noi e il mondo nel quale viviamo abbiamo bisogno di una ventata di novità. “Dove due o tre si troveranno insieme, io sarò in mezzo a loro”. Il pessimismo e la fatica possono essere allontanati se prevalgono la fiducia e la speranza in queste parole.

don Mario