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Adriana Valerio. Il cambiamento? Riguarda l’essere chiesa, uomini e donne insieme

di Federica Tourn in “Jesus” del giugno 2022
Chi ha detto che le donne nella Chiesa non hanno diritto di parola? Certamente non l’apostolo Paolo, che nel passo di 1Corinzi 14,34, «tacciano le donne in assemblea», non si riferiva all’appartenenza a un genere ma proprio alle donne di Corinto, che in quel momento facevano chiasso, disturbando la riunione. Come potrebbe essere altrimenti? Paolo sapeva bene che lo Spirito non si può imbavagliare: soffia dove vuole e chiama tutti e tutte a essere testimoni del suo messaggio. A sostenerlo non è una teologa dei nostri giorni ma Domenica Narducci da Paradiso, che nel 1507 rivendicava il suo diritto a predicare perché era Dio ad averle rivolto la chiamata. Quando lo racconta, Adriana Valerio riprova la stessa emozione: «Ho scoperto dieci prediche inedite di questa temeraria seguace di Savonarola quando lavoravo in Archivio a Firenze ed è stata una folgorazione: già allora le donne leggevano la Bibbia e offrivano interpretazioni alternative del testo».
Storica e teologa, Valerio ha scritto e curato decine di libri, nel meticoloso lavoro di ricostruzione della memoria delle donne nella storia del cristianesimo. Fra questi spicca il monumentale progetto interconfessionale e multidisciplinare della Bibbia delle donne, ideato insieme con tre
bibliste europee — Irmtraud Fischer, Mercedes Navarro e Jorunn Okland — che prevede un piano complessivo di 21 volumi dedicati al rapporto delle donne con il testo sacro. Un viaggio affascinante, che la studiosa ha compiuto da pioniera e che è diventato l’impegno della sua vita. «La storia delle donne nella Chiesa si intreccia con la mia esperienza personale», racconta, ritornando con il pensiero al periodo in cui frequentava la Facoltà diocesana di Teologia a Napoli. «Ero attratta dallo studio dei Vangeli e dalla teologia, ma nei trattati e nelle lezioni che seguivo non c’erano donne. Io stessa mi sentivo trasparente». Anche i compagni di corso la prendono bonariamente in giro: «Che ci stai a fare qui?», le chiedono. Valerio si convince allora che le donne non meritino questa invisibilità: è una vita di studio e di riscoperte, la sua, di scavo, nelle fonti e fra i documenti per riportare alla luce il tesoro nascosto della sapienza delle donne, lo sguardo femminile sui testi biblici e, non ultimo, una visione della Parola che restituisca a ogni credente la libertà e la vita nuova promesse dall’Evangelo.
Fare esegesi femminista significa infatti rendere visibile un’evidenza: le donne nella Bibbia ci sono e hanno un ruolo cruciale nella storia della salvezza. Come Rut, la moabita che, vedova e povera, non abbandona la suocera Naomi ma la segue in terra d’Israele: da questa alleanza femminile si fonda la genealogia che porterà a Davide, dimostrando che la salvezza di un popolo passa anche attraverso la forza e la determinazione di una straniera. «In questo piccolo testo, polemico e molto attuale in un periodo di nazionalismi e di chiusura della frontiere, Dio si manifesta nella capacità di due donne di riscattarsi, trovando giustizia e identità all’interno della legge degli uomini», spiega la studiosa.
Rut, nella sua umiltà, è anche un modello per chi si batte per una riforma della Chiesa che vada nella direzione del servizio a tutta la comunità. «Non sono interessata a riprodurre lo stesso schema di potere che vediamo all’interno del clero; penso, anzi, che sia importante rimettere in discussione il concetto di sacro», ragiona Valerio a proposito della possibilità di avere donne sacerdote. Anche se, ricorda, la storia di Rut insegna ancora che senza il coinvolgimento degli uomini le donne non andranno da nessuna parte, «perché il cambiamento riguarda l’essere Chiesa insieme».
Sul suo percorso personale di fede si schermisce, come colta da una sorta di pudore: «Non mi sento una devota: non mi pare nemmeno di appartenere a una Chiesa, forse perché vengo da una famiglia di non credenti. Vivo piuttosto ai margini: frequento una comunità di base ospite della chiesa valdese del Vomero a Napoli», confessa. Poi aggiunge: «Non so dire perché ho grande passione per

questi temi», come se il corpo a corpo con il testo biblico non denunciasse da solo una domanda che urge sul senso di sé e del mondo che altri chiamano fede. O per dirla con le parole di un altro napoletano, Erri De Luca, che ha imparato l’ebraico apposta per tradurre le storie del popolo di Israele: «Seguire con l’indice sul foglio le stesse piste, leggere le parole già infinitamente lette: si può trovare in questo una devozione non futile». Una devozione condivisa con altri e altre attraverso le generazioni, e che nel caso di Adriana Valerio ha cementato la relazione fra studiose, portando a una condivisione e a uno scambio proficuo fra teologhe. «Siamo state maestre le une delle altre, ma non in un rapporto di dipendenza», precisa, citando con affetto e riconoscenza Romana Guarnieri, Marinella Perroni, Cettina Militello. Della sororità parlerà anche il suo prossimo libro, incentrato sulla figura di Maria Lorenza Longo, fondatrice nel ‘500 dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli e di tre monasteri, una farmacia, un banco per aiutare i poveri: «Aveva una visione globale della cura», sottolinea la storica. «Quando si entra nelle storie delle donne, si incontra spesso questa capacità di rispondere ai bisogni delle persone».
Infine, dietro tanta attenzione per il pensiero delle donne, c’è sempre il desiderio di fare memoria. Cinque anni fa, Adriana Valerio ha donato i suoi libri — alcune migliaia — alla biblioteca Leopoldina Naudet di Verona. «Almeno i miei libri hanno un futuro», dice sorridendo. Ora, grazie a lei, una sezione dedicata a “Donne e fede” potrà diventare un punto di riferimento per la ricerca femminista. «Sono contenta che siano in un luogo d’incontro laico, a disposizioni di tutti», commenta. Poi aggiunge ridendo: «Anche se ogni tanto mi capita di cercarne uno e chiedermi: e questo libro dove sta? Ah già, sta a Verona!».

Nata nel '52 e laureata in Filosofia e in Teologia, ha insegnato Storia del cristianesimo e delle Chiese all'Università Federico II di Napoli. Autrice di molti saggi, è stata presidente dell'Associazione femminile europea per la ricerca teologica e attualmente dirige il
e le Donne che coinvolge studiose da tutto il mondo. In Italia sono stati pubblicati i primi dieci
progetto internazionale La Bibbia
volumi dalla casa editrice II Pozzo di Giacobbe. Il suo ultimo libro, Eretiche, è appena uscito per II Mulino. Sposata, ha due figli e vive a Napoli. L'arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, l'ha nominata sua delegata per i laici al Sinodo.