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In cammino verso il “paradiso terrestre”

(La speranza che ci proviene dalle elezioni americane)

di Giuseppe Morotti

Gli scienziati sono giunti a constatare come tutta la materia dalla più piccola e semplice particella alla più grande, si sia costituita attraverso una lunghissima ed elaboratissima evoluzione (13 miliardi di anni). L’universo, per dirla in breve, ha avuto origine da stelle che esplodendo hanno immesso nell’universo una grandissima quantità di calore e di scariche energetiche le quali hanno via via prodotto gli elementi chimici che hanno poi costituito il cosmo intero. L’universo viene descritto come un immenso agglomerato di energia, animato fin dagli inizi da una Corrente Ordinatrice che mediante il continuo relazionarsi dei vari elementi, si é evoluto sempre ulteriormente, fino a trasformarsi da energia inerte, in energia vitale, psichica e spirituale.

Gli scienziati avrebbero quindi dimostrato come nel cosmo e nella storia, ci sia fin dalle origini, un continuo fermento di novità, una indomabile forza propulsiva che li sospinge, tra alti e bassi, verso una meta sempre più alta e complessa benché misteriosa.

La filosofia e la teologia moderne avvalendosi di queste scoperte scientifiche hanno iniziato a vedere il famoso “paradiso terrestre” non più come una realtà che abbiamo alle spalle ma come un Progetto di Comunione e di Amore Universale e Cosmico (Il Regno di Dio) da realizzare e da portare a compimento. Un autentico rovesciamento di prospettiva. E’ vero che il mondo, ancora relativamente giovane, é imperfetto, intriso di fragilità, di infermità e di peccato, ma é anche un mondo in cui la Corrente Amorosa ed Ordinatrice di Dio, sta instancabilmente operando. Un mondo in continua, frenetica evoluzione, che soffre nel travaglio del parto, ma le cui crisi, lacerazioni e perfino morti, si rivelano come nuove opportunità, momenti di crescita, in vista di una Pienezza di Relazione e di Comunione.

Personalmente trovo in tutto ciò che si é verificato in occasione delle elezioni del nuovo presidente americano, una palpabile ed incoraggiante conferma di questa motivante ed esaltante prospettiva scientifica, filosofica e teologica.

Molti di noi hanno vissuto gli scorsi 4 anni della presidenza di Trump con non poca sofferenza fino a farci dubitare che la nostra società e l’universo intero fossero veramente animati da una corrente Ordinatrice in grado di sospingerli verso una sempre più grande Complessità e Pienezza. Le scelte di Trump di annullare importanti riforme sociali promosse dal suo predecessore, quali una sanità garantita a tutti ed una maggiore limitazione nell’acquisto di armi, ci ha tristemente sorpresi. La sua decisione di sconfessare gli accordi del trattato di Parigi rivolti alla riduzione dell’inquinamento atmosferico che sta propiziando velocemente il surriscaldamento del pianeta, è stata accolta da noi come una pugnalata al cuore. La sua visione economica che si fondava sull’arrogante principio di “prima l’America” ci ha lasciato allibiti. La sua politica estera intessuta da continue arbitrare contrapposizioni, ci ha addolorato. Il suo modo di gestire la pandemia in modo irresponsabile e sconsiderato ci ha fortemente allarmati. Il medesimo suo modo di porsi in modo eccentrico, arrogante e vendicativo, da populista più che da politico, dando fiato in tal modo anche ai populismi che stanno pullulando nel mondo intero, ci ha profondamente preoccupati. E questo fino a chiederci “ma dove mai stiamo andando?” “Altro che camminare verso la Pienezza, qui stiamo ritornando indietro ed alla grande.”

Questi nostri timori fortunatamente sono stati smentiti dalle recenti elezioni. La vittoria di Biden, uomo moderato e dialogante e della sua vice di origine afro-asiatica, anche se sappiamo bene che non potranno fare a meno di perseguire in primo luogo gli interessi del proprio Paese, ci ha fatto sussultare. Quella prima notte in cui c’é stato l’annuncio delle prime proiezioni di voto, io stesso non ho potuto fare a meno di passarla in bianco davanti al televisore. Immediatamente milioni di persone negli Stati Uniti sono scesi in

strada cantando e danzando. Sono molti, a partire da eminenti uomini politici e cronisti televisivi che sono addirittura scoppiati in lacrime. La stragrande maggioranza dei rappresentanti di quasi tutti i paesi del mondo, senza neppure aspettare i risultati finali si sono affrettati nel congratularsi con il nuovo eletto. E’ stata una vittoria ottenuta sul filo del rasoio e sono stati molti é vero coloro che, abbagliati dalle sue promesse spropositate rivolte alla pancia della gente, hanno ridato il voto a Trump. Come é vero che lui non si stia rassegnando in alcun modo alla sconfitta ma in realtà i giochi sembrano fatti.

Ed é come se in molti di noi si fosse risvegliata la parte più integra, nobile ed umano- divina  che ci costituisce fino ad essere indelebilmente  inscritta nei nostri cromosomi e  nel nostro DNA: “ una sete, un’aspirazione, un anelito di pienezza di vita realizzata, di un misurarsi con ciò che é grande , con ciò che riempie il cuore ed eleva lo spirito verso cose grandi, come la verità, la bontà, la bellezza, la giustizia e l’amore..” Come scrive papa Francesco nella sua ultima enciclica. (1,55)

In noi tutti insomma si é riaccesa la speranza e con essa la voglia di riscommettere sul futuro e di impegnarci concretamente a partire dal nostro piccolo quotidiano per la realizzazione di un mondo sempre migliore.

Per riprendere una bellissima immagine del francescano Eloi Leclerc potremmo paragonare l’inarrestabile evoluzione verso una umanità sempre più fraterna ed un universo sempre più armonico, ad un grande fiume che continua irresistibilmente la sua corsa verso il mare. Durante il percorso può ben capitare che a tratti, dei flussi d’acqua fuoriescano dal suo alveo ma di fronte ad ostacoli insormontabili, si ritroveranno inevitabilmente a dovere ritornare sui propri passi, per rimettersi con rinnovata convinzione e maggiore fervore, nella corrente di quel fiume che le porterà all’agognata Meta.