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Il segreto delle piante

da “Nel cuore dell’essere” di Giovanni Vannucci

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla. Chi non rimane in me viene gettato via e si secca, e poi li raccolgono e li gettano nel fuoco e li bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». Gv 15,1-8

Siamo abituati ad ascoltare le parole del Signore: «Io sono la vite, voi i tralci», e l’immagine, la metafora, ci è familiare e non ci stupisce più. Ma immaginate di sentirla per la prima volta e di ascoltare un uomo che per la prima volta vi dice: io sono la vite, tu sei il tralcio; se rimani unito a me porterai frutto; se ti distacchi da me seccherai e verrai bruciato. Rimarremmo stupiti. Ed è, credo, con questo stupore che dobbiamo accogliere le parole di Cristo — «Io sono la vite, voi i tralci» — per poterci domandare se siamo veramente innestati nel ceppo di vite che è Cristo. Ed egli insiste poi, nel seguito delle parole che vi ho letto: rimanete in me perché io rimanga in voi e daremo molto frutto e il frutto sarà la rivelazione di Dio agli uomini, il nostro incontro.

E mi domandavo perché Cristo ha preso l’immagine della vite, una pianta molto conosciuta in Palestina come qui in Toscana, come in Umbria, una pianta, direi, sacra, di queste terre. Perché ha preso l’immagine di una pianta? Se riflettiamo sulla pianta, non col pensiero scientifico con cui ordinariamente noi avviciniamo queste creature e quindi le comprendiamo dal punto di vista puramente oggettivo, materiale, strutturale, biologico e così via; ma se le consideriamo nella loro essenza, cioè col pensiero vivente, allora ci trasmettono il loro segreto e comprendiamo che la vite, come tutte le piante, è una rivelazione del mistero nel quale noi siamo coinvolti.

La vite. Nella pianta c’è una parte che va in profondità, nell’oscuro, nella terra, per attingerne gli alimenti, e una parte che viene su, all’esterno, ed è la parte che noi ordinariamente consideriamo e amiamo, perché è la parte che si riveste di foglie, di bellezza, di fiori, di frutti. Ma non possiamo prescindere né dalla discesa della pianta nel profondo della materia, né dall’ascesa della pianta, verticalmente, verso la luce, perché senza la discesa della pianta, senza questa immersione della pianta nella materia, non avremmo lo stelo, il tronco, i pampini della vite, non avremmo il frutto della vite, né di nessuna pianta.

E così è anche la nostra realtà: c’è una parte che discende e c’è una parte che ascende. E noi troviamo il nostro equilibrio e la nostra fruttificazione nel riuscire ad armonizzare queste due componenti del nostro essere. Sradicarsi dalla terra è cedere a una tentazione luciferina e rendersi irreali, come immergersi puramente nella terra è cedere a una tentazione di discesa di Satana. E Cristo, invece, è discesa ed è ascesa.

Una volta parlavo ad alcuni frati e nel discorso feci un’osservazione paradossale, vera come lo sono tutti i paradossi: Cristo è la piena realizzazione di Satana ed è la piena realizzazione di Lucifero. E la piena realizzazione di Satana in quanto introduce, nelle forze discendenti e materiali di Satana, il principio di ascesa e di discesa, per ascendere; e nel principio di ascesa assoluta, egoistica, sradicata dalla realtà della corporeità e della materia — che è la spinta luciferina che noi portiamo in noi stessi come portiamo la spinta di discesa di Satana — in questa spinta Cristo introduce la discesa. Ed ecco che Lucifero — il portatore della luce — si riconcilia con la terra in Cristo, e Satana — il portatore della materia e il generatore della materia — si riconcilia in Cristo.

Come avviene questa riconciliazione? Ecco, vorrei essere semplice, perché vorrei che anche i bambini mi capissero. Cosa avviene nel colletto del ceppo? Carolina, domandalo poi al tuo babbo, perché le sa meglio di me queste cose. Il colletto è quel punto che affiora dalla terra dove la radice cessa di essere radice e comincia ad ascendere. Abbiamo un’inversione nei vasi capillari che costituiscono il tessuto della pianta (sapete, ci sono una linfa che discende e una linfa che ascende); avviene un cambiamento, una trasformazione. Mentre prima, queste cellule, questi canali, queste vene, sono disposte circolarmente, dopo sono disposte radialmente, in linea retta. C’è un’inversione.

E allora noi comprendiamo perché Cristo ha usato questa grande metafora: io sono la vite, cioè io sono la pianta; perché è il punto di inversione del movimento che l’uomo seguiva e ha seguito fino ai suoi tempi, inversione attuata per farlo fiorire, per farlo fruttificare. E allora la linfa, che accompagna sempre la presenza di Cristo in tutto il mondo delle creature, ha ricevuto una spinta, specialmente in noi uomini. E se guardate alle parole di Cristo (lui ci dice: custodite le mie parole, ricordate le mie parole): sono un’inversione di tutte quelle mete che noi, naturalmente, nella nostra struttura disordinata e non redenta perseguiamo.

C’è stato un grande cristiano, che, come spesso succede quando si è grandi, è stato messo sugli spalti: gli hanno bruciato quasi tutte le opere ed è considerato ancora un grosso eretico. Io penso che il giudizio debba essere riconsiderato, utilizzando i pochi frammenti, che rimangono delle sue opere. Si chiama Marcione.  Quando si studia la chiesa cattolica, scritta da scrittori cattolici, Marcione ha un grosso marchio di eresiarca. Ma che cosa diceva? Che c’è una distinzione essenziale fra Cristo e tutto il mondo che l’ha preceduto.

Anche se il mondo che l’ha preceduto è stato la terra che ha reso possibile l’apparizione di Cristo, tuttavia c’è un distacco, come abbiamo un distacco nella pianta quando ascende. C’è un’inversione di movimento. E così con Cristo l’umanità, la coscienza umana e la coscienza universale che è nella pietra, che è nella pianta, che è nell’animale, ha subìto un’inversione; c’è una forza di ascesa. L’uomo non discende più, ha vissuto per ascendere, e non ascende se prima non è disceso. Che grande mistero è la nostra vita, composta di carne e di spirito! Se io seguo le spinte spirituali, rinnego e rinunzio alla carne; se io seguo le spinte della mia opacità, della mia materialità, rinnego lo spirito. Bisogna trovare l’equilibrio in questa inversione per arrivare a Cristo. Ecco, Marcione diceva: leggete quello che è stato detto agli antichi. È stato detto agli antichi: dente perdente, occhio per occhio. Cosa significa questo? Significa: se uno ti toglie un occhio gli devi togliere un altro occhio, se uno ti toglie un dente gli devi togliere un altro dente. Cristo invece dice: a chi ti dà uno schiaffo nella guancia, porgigli anche l’altra guancia.

Sapete, sempre Marcione, che era un uomo molto intelligente e coglieva queste diversità, disse: «Un giorno il profeta Elìa invocò il fuoco del cielo su delle persone che erano andate a dargli noia. Quando i discepoli di Cristo furono respinti da Samaria – la città della Palestina – dissero: invoca il fuoco del cielo perché distrugga questa città. Cristo rispose: non sapete con che spirito parlate. E non invocò il fuoco». E’ un’inversione di valori. Un’altra volta scrive: «C’era un profeta che era calvo, pelato come una biglia di biliardo, si chiamava Eliseo, un santissimo uomo. Trovò dei ragazzi che cominciarono a dirgli: oh calvo! Zucca pelata! Lui si arrabbiò e chiamò un orso dalla foresta e disse: mangiali. E l ‘orso divorò questi ragazzi». E sempre questo eretico, Marcione, dice: «Guardate Cristo. Quando incontra i bambini dice: lasciate che i fanciulli vengano a me».

Ecco l’inversione. Ma questa è la nuova linfa che ha portato Cristo. Sono i nuovi valori che Cristo ha introdotto nella nostra coscienza e noi li dobbiamo vivere intensamente. «Se voi rimanete in me, io rimango in voi e darete molti frutti», e in noi corre la linfa di Cristo che è un’introduzione nella nostra coscienza di valori del tutto differenti da quelli ai quali naturalmente noi aspiriamo. Noi siamo ambiziosi, vogliamo il successo, vogliamo le comodità, vogliamo tutte le cose che ci rendono differenti dagli altri. E Cristo invece ci dice: beati i poveri, beati quelli che si accontentano del necessario. Cercate l’equilibrio, guardate gli uccelli dell’aria, guardate i gigli dei campi.

Non possiamo pretendere che la linfa di Cristo percorra la coscienza umana se noi, che crediamo, non ci trasformiamo in questa realtà di Cristo. Sono i nuovi sali che Cristo ha introdotto nella coscienza degli uomini, i nuovi glucosi, come la linfa che Cristo porta alla coscienza dell’uomo e i nutrimenti che la linfa porta alla pianta e che Cristo comunica alla nostra coscienza e che noi dobbiamo vivere.

Allora cosa dobbiamo fare per essere cristiani: dobbiamo stare a terra? No. Dobbiamo stare alzati? No. Tendere con impegno totale e risoluto alla conquista dello spirito? No. Dobbiamo riordinare la nostra vita e cominciare, come la pianta, a diffondere bellezza, pace, libertà, silenzio.

E che bisogno c’è di silenzio! In questi giorni ho avuto ospiti alcuni frati impegnati nella ricerca spirituale. Sono — mi sono accorto — nevrotici e discorsivi. In noi c’è il cervello, questo strumento che è molto importante, ma al di là del cervello, al di là delle cose che pensiamo, c’è un silenzio, la nostra mente, che deve essere creatrice, ed è creatrice quando coglie l’essenza delle cose, il mistero delle cose, e quando lo coglie non fa dei lunghi discorsi concatenati, ma tace. E mette a posto un sasso, mette a posto una pianta, mette a posto un mobile messo male, pulisce una stanza, adorna di bellezza l’ambiente in cui vive, adorna di bellezza la città in cui vive; quando parla, il suo parlare è carico di una potenza che viene da un silenzio interiore, da un equilibrio interiore che ha raggiunto.

Perché Cristo ci parla nel silenzio, è come la linfa: mettete l’orecchio sulla grossa quercia — questa sì che ha dei grossi vasi, larghissimi e potenti — non sentirete né salire né scendere la linfa, ma la linfa ascende e discende nel silenzio. E uno dei grandi valori che noi cristiani dobbiamo riuscire a riportare in mezzo agli uomini. Il valore del silenzio ci rende distaccati dall’infinito numero di parole. Siamo invasati di parole, è un diluvio delle parole: il diluvio universale venne con l’acqua, ora invece c’è il diluvio della parola. Ora poi che cominceranno anche le orazioni dei nostri politici, che sono tutti nevrotici, discorsivi, saremo inondati di parole’.

Allora dobbiamo domandarci: al di là di queste parole, la mente di questi uomini è sana o non è sana? Questo dobbiamo fare per poter comprendere il senso delle loro parole, perché se un uomo è un ambizioso, se un uomo vuol giungere al potere, vuole affermare sé stesso, vuole affermare una particolare ideologia di qualunque tipo, non ha una mente sana ma una mente avida, non vive nel silenzio.

Ecco, riportare agli uomini questo dono di silenzio, di pace, di pensiero, di calmo pensare, e vivere il mistero di Cristo. Essere creature spirituali. Stamani parlavo con Giovanni e gli dicevo: il nostro tempo è un tempo aliturgico, senza liturgia. Non abbiamo né poesia né canto, non soltanto nella chiesa ma anche fuori della chiesa. Non abbiamo più la possibilità di esprimere la bellezza: i veri artisti credo siano fra gli uomini più crocifissi della nostra generazione.

E allora cosa dobbiamo fare noi cristiani? Ritrovare questo spazio di liberazione e di vera vita dove Cristo è la linfa che ci alimenta, e rifiorire nella sua verità. Poi il resto verrà da sé.

Questa è la nostra opera spirituale. Non abbandoniamo la terra, perché la vite deve essere piantata in terra. Non è vero Carolina? Guarda quella vite. E noi non siamo neppure in cielo, perché la terra deve ascendere al cielo attraverso la nostra partecipazione alla linfa nuova che  è il Cristo. E ricordiamo sempre che il Cristo ha rovesciato tutti i valori dell’uomo naturale e ha creato un cammino spirituale così equilibrato, così esatto, così vero, così aderente alla vita che, quando lo comprendiamo, non possiamo che rimanerne affascinati e incamminarci per quella via che lui ci ha tracciato.