
Il coraggio di sperare
Charles Péguy definisce la speranza una ragazzina «da niente», di cui però non possiamo fare a meno
di Agnese Mascetti
Nell’inno di Zaccaria, il vangelo di Luca annuncia la nascita di Gesù, ricordandoci che Dio conosce la fatica degli uomini di vivere insieme e che desidera per tutti la pace:
«grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,
verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge,
per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte
e dirigere i nostri passi sulla via della pace». Lc.1,76-79)
In questo tempo d’incertezza, in cui il rumore delle armi e delle bombe sovrasta e soffoca ogni tentativo di mediazione, siamo sempre più consapevoli di quanto sia complessa la realtà, intrisa di morte, falsità, ingiustizia, desiderio di riscatto e di vendetta, rabbia, disperazione, impotenza.
Resta inquietante dover costatare che si aspetti sempre tanto e si arrivi ai negoziati solo quando tutto è distrutto e la morte ha segnato di sangue le porte di tutte le famiglie, da una parte e l’altra dei belligeranti.
Pace
Proclamarla, invocarla, è un primo di tanti piccoli passi che possiamo compiere nel nostro quotidiano, per costruire la pace.
È importante scendere in piazza, manifestare insieme a tanti, per chiedere l’impegno delle forze politiche a fermarsi, nel desiderio che la mediazione e le parole possano giungere in alternativa alle azioni di distruttività e di violenza.
Siamo in cammino per conquistare la pace anche dentro di noi, nelle nostre relazioni famigliari, con gli amici, nelle associazioni, nelle istituzioni.
La pace non s’improvvisa, è un dono che giunge come frutto maturo di un cuore unificato. Il lento processo interiore di chi non nasconde a se stesso le proprie fragilità, ma fa i conti con la potenziale forza distruttiva, vendicativa e violenta che ognuno porta dentro di sé.
Con la fatica di aprirsi agli altri, spesso visti come ostili o rivali, superando la tentazione di affermare il proprio punto di vista, come unica e infallibile verità, nell’imparare a perdere qualcosa delle proprie certezze.
Con la difficoltà di sospendere i giudizi, a volte taglienti, di fronte agli errori degli altri, dovuti anche a fragilità, limiti e immaturità.
Con l’incapacità di offrire nuovi spazi di relazioni a chi ci ha fatto dei torti.
Con la paura di sperimentare la propria piccolezza e i tentativi di colmare il vuoto che si forma in noi di fronte alla grandezza della vita, riempiendolo con sogni di grandezza, nel sentirsi migliori e speciali.
Sono tanti i passi che possiamo compiere per uscire dalla trappola dell’io narcisista, personale o nazionale, affermato sempre e per primo, e cogliere il valore del noi, nelle mille sfumature dell’alterità dei popoli del mondo.
Pace
Dono prezioso da desiderare, volere, cercare, coltivare e custodire.
Gesù l’ha sperimentato e ce lo offre come suo primo dono da Risorto, attraverso il soffio del suo Spirito. Ci invita, passo dopo passo, a compiere con lui i cammini della riconciliazione e del perdono reciproco.
«La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”». (Giov. 20,19-23)
Pace
Dono da invocare, nel coraggio di accogliere la grandezza della Vita che sempre ci offre una possibilità di ricominciare.
Dono da invocare per sperimentare la Tenerezza e la Misericordia che ci sono donate in sovrabbondanza.
«Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie.
Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri». (Is.55,6-9)
Pace
Dono sublime del Signore, carezza dello Spirito,
vieni sul mondo a consolare l’uomo ferito dalla violenza e dalla distruttività.
Nella festa del Natale, invocheremo Gesù come Principe della pace e leggeremo che gli angeli canteranno pace in terra agli uomini che desiderano il Bene.
Che questi simboli possano tradursi per ciascuno di noi in atteggiamenti e in gesti concreti per costruire la pace, con fiducia e speranza, lì dove concretamente viviamo.
AGNESE MASCETTI
Psicoanalista della scuola lacaniana, segue le attività di formazione umana e spirituale di Ore undici insieme a don Mario.
Cura inoltre gli incontri di approfondimento biblico e le attività con i bambini insieme a Lidia Danielli; quelle rivolte agli adolescenti e ai giovani con Irene Schena.