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Giovani di oggi

L’esperienza della Pasqua

il perdono dei peccati e una fraternità nuova sono due dinamiche di vita avviate dopo la resurrezione

Affidiamo a fratel Arturo Paoli, che ha dedicato le maggiori e migliori energie della sua lunga vita ai giovani incontrati nei diversi e distanti luoghi in cui ha vissuto, le parole con cui esprimere coraggio, fiducia, speranza a una generazione che si trova a crescere in un mondo devastato dalla «terza guerra mondiale a pezzetti».
Il testo è tratto dal libro La rinascita dell’Italia. Messaggio ai giovani, edito da Maria Pacini Fazzi nel 2011 (pp. 39-43).

Cari giovani della mia terra lucchese e di ogni parte dove arriveranno queste parole, vi scrivo nel bel mese di ottobre, il mese della svinatura. Ieri sera mi sono imbattuto in un contadino reduce dalla cantina dove si produce buon vino e l’amico manifestava la gioia di dirmi che quest’anno il nostro vino sarà in quantità minore ma di qualità migliore. L’incontro con questo contadino pieno di gioia mi ha trasmesso ottimismo e speranza perché quest’anno c’è del buon vino che io forse non berrò, ma in questo momento accresce il mio entusiasmo di proseguire il dialogo con voi giovani. Mi offre un aiuto un collega seppure di altra generazione, Armando Matteo, un collega simmetrico perché ha ricoperto l’incarico di assistente nazionale dei giovani universitari, simile a quello che io ho ricoperto in anni lontani. Le parole che trovo in un suo libro (La prima generazione incredula, Rubbettino editore) mi permettono di riprendere il filo della mia riflessione sull’amore profetico che può salvare la gioventù, questa generazione definita come la prima “incredula”. Mi sono sentito balzare il cuore perché passando attraverso tante vicende, mi sono riconosciuto – così spero – nel «testimone di una vita difficile ma bella, faticosa ma ricca di opportunità, fragile ma soprattutto segnata da un brivido di eternità». Nessuno è in grado di costruire la propria vita come vorrebbe ed è bene che non ci sia concesso di fare un progetto preventivo, sbaglieremmo tutto. Avevo solo chiaro l’ideale di amare i giovani soddisfacendo le loro attese. Cercavo di capire con loro che cosa ci richiedevano gli eventi.
La grande guerra era terminata lasciando in me il ricordo della grande occasione di avere vissuto quell’amore per gli altri spesso declamato ma che sarebbe restato teorico senza l’evento infausto della guerra. Dopo alcuni anni mi sarei trovato coinvolto in fatti molto più tristi e complicati scatenati dai militari argentini contro la cosiddetta sovversione politica. Mi sono trovato a essere uno dei perseguitati. Non mi sento un eroe perché non sono andato volontariamente incontro a rischi e pericoli, ma la scelta dei giovani mi ha offerto l’occasione di pensare la mia vita in funzione di donarla per loro. Mi servo delle parole del mio collega per chiarire meglio il percorso che ho inteso seguire nella mia vita: «La felice prassi dei corsi di introduzione alla Sacra Scrittura non è sufficiente e spesso produce una eterogenesi dei fini; può correre il rischio di allontanare più che avvicinare alla Scrittura, in quanto l’eccessiva istituzionalizzazione di questi corsi affidati a maestri dell’esegesi e la struttura rigida del loro svolgimento avallano l’idea che senza l’aiuto di un esperto la Bibbia non possa parlare al cuore di tutti. Si deve invece proporla ai giovani come elemento qualificante della vita cristiana: bisogna leggerla e rileggerla, per permettere a essa infine di leggere la nostra vita e di riconsegnarcela con una nuova consapevolezza».
Riscoprire con loro e per loro la qualità altamente umana e umanizzante della novità cristiana, attestata e rilanciata dalla Scrittura, è compito impreteribile della Chiesa. È questo il pane che può soddisfare la fame e la ricerca di senso dei giovani, al contrario di quelle briciole spirituali che un certo risveglio religioso continua a spargere per far fronte allo stress della vita moderna.
Gli adulti di oggi danno un esempio negativo ai giovani, cominciando dal vertice dei responsabili politici. Per amore di potere e di pecunia, si sono tutti piegati a sostenere come Presidente un ricco incompetente di politica, egocentrico, superficiale, che è riuscito a captare la simpatia con le sue oscenità che oscurano il Bel Paese che fu già la patria degli Spiriti Magni e mostra che il potere può dominare la giustizia facendola apparire una complicazione inutile, un freno alla libertà di gestire la vita come vogliamo.
Quanto vorrei dare il piccolo resto della mia vita per far capire che la fede in Dio non è qualcosa di statico, non è un ostacolo alla vostra indipendenza! Vorrei aprire il mio cuore per persuadervi ad aprire il vostro cuore alla Fonte dell’amore e della vita. Vi ho parlato della gioia trasmessami da un contadino che mi comunicava che quest’anno il vino sarà generoso. Questo ha messo nel mio cuore una speranza. Sta nascendo intorno a me una comunità di giovani credenti e voglio che siano loro a trovare le forme nuove di vivere la fede. Spontaneamente hanno cominciato dal vangelo. Sono sulla buona strada, leggere il vangelo è mettersi in comunicazione con Gesù che è la parola. Forse perseverando in questa lettura troveranno la risposta alle due domande di Armando Matteo che faccio mie: «potrebbe la profezia trasmettere alla gioventù il coraggio di opporsi a questo mondo adulto gravemente ammalato di protagonismo? Saranno capaci i giovani di impostare una vita diversa guidata da una forza di amore che infonda il coraggio di denunziare il mondo adulto che ha perduto ogni autorità?». L’Italia è stata oltraggiata, ferita da una classe politica e molti adulti hanno pensato solo a godere la vita. Vorrei che la gioventù si sentisse amata perché solo così potrebbe trovare il coraggio di imporsi al mondo adulto, incapace di un avvenire positivo per la nostra Patria.
Il beato Carlo de Foucauld, mio maestro, dopo avere scoperto il vuoto di tanti amori che falsamente dimostravano felicità ma non contenevano che tristezza e vuoto, accolse questo Amore vero che discende da Dio e andò a viverlo fra i non cristiani, guidato dall’intuizione che solo questo amore è capace di unire le famiglie umane in una grande famiglia e scelse di essere chiamato fratello universale. Durante una carestia durissima si sentì avvolto da una tenerezza indicibile perché la comunità araba condivideva con lui quel minimo che aveva per sopravvivere. Il solitario che viveva in una cella lontana non fu mai dimenticato e la sua scelta portò frutti abbondanti.
Gli adulti genitori di questa prima generazione incredula non hanno pensato ai figli; ma i risultati del loro governo dimostrano ampiamente che tutto ciò che esce da noi, guidati dall’energia fabbricata da un io solitario e egoista, porta a risultati negativi. L’Europa con la sua serie di conflitti armati è un modello dell’egoismo della legge di questi adulti al potere.
Non voglio essere la vostra guida, i giovani che sono intorno a me voglio che capiscano solo che Dio confida in loro. Quando cominciai il mio servizio sacerdotale, non volevo essere un prete della tradizione e mi venne incontro il decimo capitolo del vangelo di Luca che parla di Gesù che manda i settantadue discepoli. Li intrattiene su temi che si potrebbero giudicare secolari, di dettaglio: come si devono vestire e calzare, essere educati quando entrano in una casa e cose del genere. Una cosa pareva veramente essenziale, che cosa diranno arrivando inattesi e senza risorse materiali? Non portano doni per ottenere che le porte si aprano ad accoglierli e finalmente Gesù dà loro l’incarico in una sola parola: «Pace».
Oggi non saprei come cominciare per ritrovare un nuovo rapporto dei giovani con la fede. Lo desidero ardentemente perché la fede è stata motivo di grande sofferenza ma una sofferenza pregnante di gioia e di pace. Attendo la morte con una certa impazienza pensando forse ingenuamente di avere potere di aiutarvi più efficacemente. Questo solo pensiero è quello che contiene il desiderio di chiudere la mia esistenza. Ma è anche bello esistere quando troviamo dei giovani tormentati dall’amore del nostro Fratello Universale.
Ho ferma fiducia che il piccolo gruppo cresca nella fede e nella consapevolezza di aiutare l’Italia a risorgere occupando il posto che spetta loro nel momento storico attuale come fu per noi il momento drammatico al terminar della guerra. Io vi accompagno con tutta la fiducia che ogni mattina si rinnova nell’incontro con lo Spirito finché nasca il nuovo giorno.
Coraggio giovani, il prossimo futuro si offrirà solo a voi. La generazione adulta scomparirà presto perché il futuro è solamente di chi crede e spera fortemente nella vita che rinasce nel tempo.