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La Vita e la Gioia

Ogni giorno

TRE COSE BELLE

siamo fatti per cose grandi, e le desideriamo in pienezza

di DERIO OLIVERO (Vicario generale della Diocesi di Fossano (Cuneo)

 

C’è un’abitudine che ci accomuna tutti: una cosa, per essere bella, deve essere “al massimo”, al contrario le cose brutte ci appaiono enormi anche quando sono piccole. Piccole vicende della vita di tutti i giorni ce lo confermano: un treno in ritardo o affollato, una serata deludente, un insuccesso scolastico, una discussione sul lavoro o in famiglia, diventano “disastri”, “tragedie”, “fallimenti”. Per dirci felici invece tutto deve girare bene, essere perfetto, funzionare esattamente come lo desideriamo. Se abbiamo l’abitudine di prendere la vita in questo modo, è difficile essere felici… In realtà «questa abitudine dice una cosa bellissima. Dice che noi siamo costruiti per le cose belle e, quando ci pensiamo, le pensiamo al massimo, le desideriamo nella loro forma più bella. […] Siamo impastati per cose grandi. Che cosa significa? Significa che per essere felice devo essere in cammino verso cose belle, devo crederci. essere felici vuol dire innanzitutto credere a parole grandi, avere davanti agli occhi parole grandi e non solo cose insignificanti. e camminare verso di esse, nonostante tutti i propri limiti. Questa è la radice prima della nostra felicità». Siamo dunque attratti verso le cose grandi, ma i nostri limiti ci impediscono di raggiungerle e viverle pienamente. Di fronte ai sogni la realtà non è mai adeguata, di fronte agli ideali la vita non è mai all’altezza. Questa distanza può provocare frustrazione, rabbia, insoddisfazione, rassegnazione. Può portare a vivere con i “freni a mano tirati”, fermi al di qua delle proprie possibilità. «noi siamo messi così e dobbiamo scegliere: vuoi vivere per tutta la vita arrabbiato, perché hai dei limiti, e insoddisfatto? O vuoi scegliere  di essere uno che sa di essere fatto per cose belle e dunque ci cammina verso, come sa e può, facendo ogni giorno un pezzetto di strada? […] La felicità sta proprio lì: vivere il tutto in un frammento, vivere una presenza in un frammento, vivere un’attesa grande in un frammento».

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