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Madre Terra

Madre NaturaIL POPOLO PATAXÒ
lottiamo e moriamo ogni giorno per gli indios  

All’alba quando l’acqua del mare sbatte sulle rocce fa questo rumore: pa-ta-sciooo, è per questo che il mio popolo si chiama Pataxò.

Noi Pataxò siamo considerati il popolo della foresta: la mia casa è nella foresta, il mio villaggio è nella foresta, il mio popolo si trova nella foresta. La natura è la mia casa, la casa dei miei antenati, dei miei nonni e io ho la missione di proteggere la natura per le generazioni future. Da questo potete percepire che abbiamo un forte legame con madre natura. noi siamo figli della terra. Siamo noi uomini che dobbiamo capire la natura e non lei che deve capire noi.

La natura per noi è sacra. Da lei abbiamo la vita, l’aria, l’acqua, il terreno per le piantagioni per alimentare i nostri figli. Ai governanti di tutto il mondo abbiamo detto che non abbiamo nessun interesse a possedere appartamenti, automobili, denaro in banca. Noi vogliamo la libertà di vivere nella foresta perché la natura è la nostra casa e la nostra relazione con la natura non è economica.

Siamo un popolo àgrafo, che non usa la scrittura. La nostra forma di trasmissione e propagazione del sapere è orale. Per il mio popolo il più intelligente è l’anziano, quello che vive di più. Gli anziani sono sacri, sono come archivi viventi che insegnano. Quando vogliamo imparare qualcosa non abbiamo libri o computer, ma ci rivolgiamo ai nostri anziani. Loro mi mandano a dirvi questo messaggio: «sono stanco, non posso più lottare». Ho la missione di andare per il mondo, perché sono giovane. Sono qui perché non voglio che mio figlio sia anche lui una vittima. noi lottiamo e moriamo ogni giorno per difendere gli indios. La mia lotta è pacifica, porto la sapienza dei miei antenati.

Tutti i nostri lavori sono sostenibili, ci occupiamo della coltivazione della manioca, del granturco, dei fagioli, dell’allevamento delle galline e di artigianato. Viviamo una collaborazione con i piccoli agricoltori che lavorano la terra in forma sostenibile come noi. molte volte scambiamo i semi, facciamo degli incontri e decidiamo insieme le strategie per difenderci dagli estrattori che entrano nelle terre di notte e le occupano. Sono i grandi investitori che sfruttano la terra senza rispettare i principi giuridici e le leggi specialmente quelle riguardanti l’ambiente. Invadono le terre con grandi macchine distruggendo la natura.

Io ho scelto di studiare diritto per difendere in autonomia il mio popolo in determinate azioni giuridiche o in atti che offendono la dignità mia e del mio popolo. I popoli indigeni sono stati considerati i “grandi muti” della storia brasiliana perché c’era sempre qualcuno che ci difendeva e parlava in nostro nome. ora abbiamo l’autonomia di parlare da noi stessi. noi crediamo che il mondo conoscerà la grande importanza che abbiamo, nonostante non vogliamo possedere nulla, né case, né soldi in banca, ma vogliamo una vita salutare per tutti.

Il mio popolo cerca il passato e non il futuro, vogliamo vivere come hanno vissuto i nostri antenati, vogliamo abitare nelle case dove hanno abitato i nostri antenati. Questa ricerca del passato ci aiuta a cercare la nostra identità, sapere chi sono io. Quando gli europei arrivarono con i loro vestiti e con il loro modo di essere dicevano che noi non avevamo anima perché eravamo nudi. non avevano capito che il valore morale non risiede nei vestiti ma nella coscienza e nel cuore. Anche se le donne vivono nude lo stupro e altri tipi di abusi non esistono nelle tribù. Perché la nostra legge non è scritta in un pezzo di carta ma è incisa nella coscienza ed è tramandata di padre in figlio. Sono leggi millenarie precedenti l’arrivo degli europei in Brasile.

Noi non abbiamo la proprietà della terra, siamo figli della terra. Il concetto di proprietà privata è stato portato dagli europei. Siamo qui di passaggio, non viviamo nemmeno cent’anni, non possiamo affermare che la terra è nostra. nel mio villaggio e nella maggior parte dei villaggi, se un fratello vuole costruire una casa o coltivare un terreno, non acquista il terreno, sceglie il posto migliore. Ci preoccupa molto quando i grandi imprenditori o altre persone vogliono vendere la nostra terra, il nostro oro o inquinare le nostre acque con il mercurio.

Il Sinodo dei vescovi per l’Amazzonia ha avuto un impatto molto grande per il mio popolo e per tutti i popoli indigeni, in quanto un’autorità come il Papa, aprendo le porte del Vaticano, ha detto che tutti sono importanti. Ha dato un esempio per le altre autorità e a ogni cittadino perché accolgano e ascoltino gli indigeni e insieme possano costruire un mondo migliore. Io sono stato scelto per portare avanti un progetto, parlare nelle scuole e in tutto il Brasile della questione indigena e della questione ambientale. Io ci credo e ho molta speranza nei bambini e nelle persone che incontro. La nostra spiritualità crede che il canto, la preghiera, la fede sono dentro di noi, il tempio di Dio siamo noi. nel nostro villaggio non ci sono templi perché ognuno di noi è un tempio. nella nostra spiritualità sei tu che fai diventare sacra ogni cosa. La tua fede è unica. Io insegno ai nostri bambini che la fede è un diritto di ogni uomo, e se una persona non vuole credere è suo diritto non credere come credo io.

Voglio darvi il consiglio dei miei anziani. I miei anziani dicono che spesso non diamo importanza a noi stessi, non ci preoccupiamo degli altri perché non ci preoccupiamo di noi stessi. Quando vi svegliate la mattina, riservate tre o quattro minuti per voi stessi, meditate sul vostro mondo interiore, focalizzate gli obiettivi del giorno o dei giorni seguenti. Questo è il primo momento sacro del giorno: stare a contatto con se stessi.

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