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Le dimissioni del card. Marx: La Chiesa «è a un punto morto» e io mi assumo la mia parte di responsabilità.

di Ludovica Eugenio su Adista del 04/06/2021

MONACO-ADISTA. Con una lettera «riservata e personale» a papa Francesco l’arcivescovo di Monaco e Frisinga, il card. Reinhard Marx, una delle figure più significative, credibili e influenti della Chiesa cattolica europea ma anche in Curia, a stretto contatto con il pontefice, ha rassegnato le proprie dimissioni dall’incarico episcopale. Una doccia gelata per chi lo considera uno dei pochi, nella gerarchia istituzionale, ad avere la capacità e il coraggio di apportare un cambiamento reale nella Chiesa (sono note le sue posizioni avanzate su tanti temi di morale e di ecclesiologia). Un punto interrogativo per chi spera che un gesto clamoroso come questo possa dare uno scossone a una Chiesa che fatica a recuperare credibilità.

Nella lettera al papa, Marx – che fa parte del Consiglio dei cardinali e nel 2014 è stato nominato “ad quinquennium” da Francesco coordinatore tra i Membri del Consiglio per l’Economia – spiega il suo gesto, che a 68 anni non è certamente motivata da ragioni di età. «Indubbiamente – osserva – la Chiesa in Germania sta attraversando dei momenti di crisi. Certamente vi sono molti motivi – anche oltre la Germania, in tutto il mondo – che qui non ritengo dover elencare dettagliatamente. Tuttavia, la crisi viene causata anche dal nostro personale fallimento, per colpa nostra. Questo mi appare sempre più nitidamente rivolgendo lo sguardo sulla Chiesa cattolica in generale e ciò non soltanto oggi, ma anche in riferimento ai decenni passati. Mi pare – e questa è la mia impressione – di essere giunti ad un “punto morto” che, però, potrebbe diventare anche un punto di svolta secondo la mia speranza pasquale. La “fede pasquale” vale anche per noi vescovi nella nostra cura pastorale: Chi vuole vincere la sua vita, la perderà; chi la perderà, la vincerà»!

Si tratta, stando alle parole di Marx, di una scelta ponderata da tempo, motivata dall’esigenza di assumersi «la corresponsabilità relativa alla catastrofe dell’abuso sessuale perpetrato dai rappresentanti della Chiesa negli ultimi decenni. Le indagini e le perizie degli ultimi dieci anni mi dimostrano costantemente che ci sono stati sia dei fallimenti a livello personale sia errori amministrativi, ma anche un fallimento istituzionale e “sistematico”. Le polemiche e le discussioni più recenti hanno dimostrato che alcuni rappresentanti della Chiesa non vogliono accettare questa corresponsabilità e pertanto anche la co-colpa dell’Istituzione. Di conseguenza rifiutano qualsiasi tipo di riforma e innovazione per quanto riguarda la crisi legata all’abuso sessuale».

E qui verrebbe da pensare che tra le righe Marx voglia alludere al suo collega card. Rainer Woelki, arcivescovo di Colonia, protagonista negli ultimi mesi di una contorta vicenda al centro della quale è stata la mancata pubblicazione, in un primo tempo, di un rapporto sugli abusi sessuali perpetrati dal clero nell’arcidiocesi, poi l’uscita di un secondo rapporto commissionato dallo stesso arcivescovo, che ha fatto emergere le gravi responsabilità di diversi “big” della Chiesa tedesca. Una gestione maldestra, tutto fuorché limpida – almeno a livello comunicativo – quella di Woelki, del quale in tanti, in Germania hanno invocato invano le dimissioni e che in ogni caso ha scoperchiato omissioni e coperture dei casi di abuso della gerarchia ecclesiastica locale. Un vero disastro.

Ma Marx non è di questa pasta: «Io la vedo decisamente in modo diverso», dichiara nella lettera. «Due sono gli elementi che non si possono perdere di vista: errori personali e fallimento istituzionale che richiedono cambiamenti e una riforma della Chiesa.

E poi, forse, vuole sentirsi più libero di prendere parte al Cammino sinodale tedesco, in corso in questi mesi, un evento di enorme portata “dal basso” che interpella la base cattolica del Paese e cerca un cambiamento radicale, su alcune questioni (ruolo della donna, celibato, potere nella Chiesa, persone omosessuali, abusi ecc.) per far sì che la Chiesa torni ad essere una realtà credibile e si interrompa quello stillicidio di abbandoni da parte dei cattolici che la sta depauperando da anni, anche in senso letterale: in Germania la Chiesa è finanziata in gran parte dalla Kirchenteuer, la tassa che i fedeli pagano in quanto iscritti nel registro ecclesiale. Allo stesso tempo, il Cammino sinodale è sospettato – anche da Francesco – di essere o di voler andare troppo “avanti”, addirittura di non preoccuparsi di un eventuale strappo con Roma. L’episcopato tedesco è molto polarizzato su questo punto, con vescovi attivamente impegnati nel processo di consultazione sinodali e altri, conservatori e più paurosi, allineati con Roma. Marx vede, nel Cammino sinodale, «un punto di svolta per uscire da questa crisi può essere», anzi, l’unico possibile: «unicamente quella del “Cammino sinodale” è una via che davvero permette il “discernimento degli spiriti”, così come Lei ha sempre sottolineato e scritto nella Sua lettera alla Chiesa in Germania».

Marx, nei suoi più di vent’anni di episcopato, avverte «con dolore quanto sia scemata la stima nei confronti dei vescovi nella percezione ecclesiastica e secolare, anzi, probabilmente essa ha raggiunto il suo punto più basso. Per assumersi una responsabilità, secondo il mio punto di vista, non è sufficiente reagire soltanto nel momento in cui si riescono a individuare, sulla base degli atti, i singoli responsabili, i loro errori e omissioni. Si tratta, invece, di chiarire che noi in quanto vescovi vediamo la Chiesa come un insieme».

Non si tratta nemmeno, prosegue Marx, di scaricare tutto il peso della crisi sul passato e su quelli che all’epoca dei fatti erano in posizioni chiave: «Personalmente avverto la mia colpa e la corresponsabilità anche attraverso il silenzio, le omissioni e al troppo peso dato al prestigio dell’Istituzione. Soltanto dopo il 2002 e, successivamente, in modo più intenso dal 2010 sono emersi i responsabili degli abusi sessuali. Tuttavia, questo cambiamento di prospettiva non è ancora giunto al suo compimento. La trascuratezza e il disinteresse per le vittime è stata certamente la nostra più grande colpa in passato».

Per il cardinale, insomma, non ha senso per i vescovi assumersi il peso della responsabilità con un “noi”, se in questo “noi” non è contemplata anche la responsabilità personale: «Chi è questo “noi”? Certamente vi faccio parte anch’io. E questo significa che devo trarre delle conseguenze personali. Questo mi è sempre più chiaro».

Con le sue dimissioni da arcivescovo di Monaco, Marx vuole lanciare «un segnale personale per 3 nuovi inizi, per una nuova ripartenza della Chiesa e non soltanto in Germania. Voglio dimostrare che non è l’incarico ad essere in primo piano, ma la missione del Vangelo. Anche questo fa parte della cura pastorale». Per questo prega «vivamente» il papa di accettare le dimissioni, assicurando di continuare «ad essere prete e vescovo di questa Chiesa» e di impegnarsi «a livello pastorale sempre e comunque lo riterrà sensato ed opportuno. Vorrei dedicare gli anni futuri del mio servizio in maniera più intensa alla cura pastorale e impegnarmi per un rinnovamento spirituale della Chiesa, così come Lei instancabilmente ammonisce».